"Ci sono coppie nate per curare; altre per riparare;
alcune per imitare; altre ancora per differenziarsi aprioristicamente.
Esistono coppie in fuga e coppie alla rincorsa.
Per ognuna di queste la storia familiare è in agguato.
Nel senso che nel passaggio dall’innamoramento e all’amore
si attua anche un passaggio dall’illusione alla realtà, dai sogni ai bisogni
e la coppia deve essere in grado di sopportare la frustrazione
e la delusione conseguenti alla caduta delle idealizzazioni”.
(Malagoli Togliatti M., Angrisani P., Barone M.)
Vi siete mai chiesti quali sono i motivi per cui scegliamo il nostro partner?
Spesso si parla di “incastro”, ovvero del fatto che sentiamo che quella persona è in grado di rispondere ai nostri bisogni e viceversa; sentiamo quindi che combaciamo, proprio come pezzi di un puzzle.
Ma, se analizziamo più a fondo quali sono i motivi per i quali le persone decidono di stare insieme, scopriremo che alcuni di essi sono consapevoli, altri, invece, sfuggono alla nostra consapevolezza.
Analizzeremo quindi quali fattori contribuiscono alla creazione della coppia e quali criticità possono invece comprometterne il buon funzionamento.
Le motivazioni consapevoli
Tra le motivazioni più o meno consapevoli, troviamo la tendenza a scegliere il nostro partner sulla base di ciò che ci accomuna, in quanto ciascuno cerca e riconosce nell’altro delle somiglianze.
Inoltre, la relazione viene frequentemente intrapresa sulla base della reciprocità degli scambi relazionali, ovvero offriamo e riceviamo in modo reciproco interesse, cura, attenzioni.
Anche il desiderio gioca un ruolo importante: la relazione di coppia implica che ognuno sia oggetto del desiderio dell’altro e sia attratto dal partner, ricoprendo contemporaneamente entrambi i ruoli, di persona amata e persona che ama.
In più il partner, con il suo amore e desiderio, ci rimanda un’immagine positiva di noi stessi che alimenta la nostra autostima ed in lui/lei anche noi siamo indotti a vedere le virtù che riteniamo migliori.
Le motivazioni inconsapevoli
Ci sono anche altri elementi a spingere le persone ad unirsi in una relazione.
Secondo Mony Elkaim in ogni relazione ciò che desideriamo dal partner viene richiesto su due livelli:
Il primo, in cui la richiesta è chiara ed esplicita (ad esempio: mi piaci quando sei/fai così...) come abbiamo già detto sopra;
Il secondo, implicito, condizionato dalla nostra “mappa del mondo”, ovvero dalle esperienze relazionali precedenti, che ci inducono a riproporre comportamenti abituali, appresi in passato e ad aspettarci particolari reazioni (ad esempio: mi aspetto che tu ti comporti così...).
Così, si potrebbe rispondere alla domanda iniziale che si è scelto il partner perché è comprensivo e ci fa ridere ma, nel frattempo, è anche vero che il suo modo di fare ci risulta subito “familiare” come se lo conoscessimo da sempre, perché si comporta nello stesso modo in cui si comportano le persone a noi significative.
Ed è proprio questo il livello inconsapevole che ci spinge ad avvicinarci a qualcuno, riconoscendo in lui/lei un qualcosa che non sappiamo spiegare ma che ci fa sentire a casa, nel bene e nel male. Riconosciamo che quella persona ci fa stare bene perché risponde ai nostri bisogni profondi, anche se spesso non ne siamo coscienti. E questi bisogni sono strettamente connessi con la nostra storia familiare, con ciò che siamo stati abituati a ricevere con ciò di cui abbiamo sentito la mancanza.
Contemporaneamente, anche noi possiamo assumere ruoli e comportamenti che confermano la realtà dell’altro senza neppure rendercene conto.
Quando la stabilità della relazione è a rischio?
Quando prevalgono tali meccanismi, sconosciuti alla maggior parte delle persone, dopo i primi tempi dall’inizio del rapporto, possono iniziare ad emergere sentimenti negativi e inspiegabili verso il partner, i quali rischiano di minare la stabilità della relazione.
Molto spesso infatti non conosciamo queste regole implicite, le quali possono spingere noi e il nostro partner ad agire in modo ripetitivo, rigido e apparentemente incomprensibile.
Queste interazioni, che possono essere ripetute all’infinito, a volte diventano fonte di liti e conflitti.
I conflitti, in questo caso, derivano dalla mancata consapevolezza delle “premesse” alla base della formazione della coppia, cioè dei bisogni profondi e delle aspettative che ci hanno indotti ad avvicinarsi all’altra persona e che affondano le radici nelle storie familiari di ciascuno. Ad esempio, se i partner continuano a comportarsi come “figli adolescenti”, resteranno ancorati alla vita della famiglia di origine e non potranno diventare adulti ed investire nel loro legame; in questo caso allora diventerà difficile creare una eredità propria della coppia.
La relazione infatti non è solo la somma di due persone, ma è un elemento nuovo ed originale, caratterizzato dall’unione di due individui che a loro volta portano con sé anche la propria eredità familiare e i bisogni che sono nati all’interno di quella specifica famiglia.
E quindi, la coppia diventa un contenitore in cui trovare un equilibrio armonico tra tutti questi aspetti.
La crisi nella coppia, inoltre, si presenta spesso nel momento in cui, superata la prima fase dell’innamoramento, si iniziano a notare altre caratteristiche del partner, il quale ci appare diverso da come lo ricordavamo inizialmente, quando lo avevamo idealizzato.
Questo è il momento in cui bisogna fare i conti con l’eredità che ognuno di noi si porta dietro, imparare a riconoscerla e ad accettarla. Se non si riesce a fare questo passaggio, possono emergere sentimenti di delusione, di rabbia, intolleranza, perdita e impotenza nei confronti della relazione.
Per superare la crisi bisogna quindi ri-conoscersi, imparare a guardarsi l’un l’altro come individui assolutamente unici e diversi, comprendere che ciò che ha fatto innamorare entrambi coesiste - ed è inscindibile - con altri aspetti che sono il frutto della storia di vita di ognuno.
E se ci si mette in ascolto reciproco, si può comprendere meglio e creare nuove connessioni tra la storia familiare di ognuno e la storia attuale della coppia, processo necessario affinché si creino nuove basi, più realistiche, su cui ricostruire il proprio legame.
Ma affinché sia possibile questo processo, diventa necessario aver trovato un equilibrio tra dipendenza e autonomia e trovare una sintesi tra senso di appartenenza alle famiglie di origine e bisogni individuali.
Se permangono queste difficoltà, allora sarà opportuno riconoscere che, nonostante la buona volontà e la motivazione di entrambi, la coppia non ha sufficienti strumenti per intraprendere da sola questo viaggio e potrà essere utile rivolgersi ad un terapeuta esperto nelle dinamiche di coppia.
L’obiettivo della psicoterapia con la coppia sarà quello di far emergere nuove rappresentazioni, più flessibili e aperte, della relazione attuale, accompagnandola a comprendere ed esplicitare i propri bisogni profondi.
Dott.ssa Karen Avarello Psicologa e Psicoterapeuta
mail: dr.karenavarello@alice.it
Bibliografia
Elkaim Mony in "Se mi ami non amarmi - Orientamento sistemico e psicoterapia" Edizioni Bollati Boringhieri 1992
Malagoli Togliatti M., Angrisani P., Barone M. in "La Psicoterapia con la coppia - Il modello integrato dei contratti, teoria e pratica" Edizioni Franco Angeli 2003
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