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Immagine del redattoreDott.ssa Karen Avarello

Adolescenti in famiglia: strumenti utili per genitori in crisi

Aggiornamento: 7 mag 2020

Conosciamo veramente i nostri ragazzi? Sappiamo cosa provano, come si sentono, se hanno una qualche forma di disagio?


I dati sui minori con disagio psichico sono allarmanti: secondo l’OMS, nel mondo dal 10 al 20% di bambini e adolescenti soffre di disturbi mentali. Le patologie neuropsichiatriche sono diventate la causa principale di disabilità nei giovani e il suicidio è diventata la seconda causa di morte tra i 15 e 29 anni.

Molte e diverse sono le cause del disagio mentale tra gli adolescenti e variegate le forme che questo disagio può assumere.


Ma questo disagio si può prevenire? Cosa possiamo fare noi adulti affinché non sfoci in una patologia o peggio?


Dobbiamo iniziare a conoscere i nostri ragazzi, ad ascoltarli e a cogliere quei segnali di aiuto che spesso in modo indiretto ci inviano.

Partiamo da una premessa: il disagio è comune nel passaggio dall’età infantile all’adolescenza.

Tutti i genitori di sicuro notano dei cambiamenti nei loro figli in questa fase di età. I dolci e teneri pargoli si sono trasformati in “mostri” impertinenti e ribelli! E questo fa paura. È spiazzante. Nessun genitore è preparato ad affrontare questi cambiamenti e a modificare il propri comportamenti in funzione di questi. È vero che tutti noi siamo stati adolescenti e molti di noi potrebbero dire di ricordarsi come era. Ma siamo sicuri che la nostra adolescenza sia paragonabile a quella dei ragazzi di oggi?


Vivere l’adolescenza oggi significa fare i conti con una realtà diversa da quella che ha vissuto ogni genitore ai propri tempi. Nell’era digitale i rapporti si costruiscono in rete, dietro uno schermo; la gratificazione personale si realizza in base al numero di like ricevuti per una foto e o un post sui social network. L’istantaneità degli scambi verbali tramite chat rende la comunicazione più immediata e diretta, non c’è un confronto visivo, non si guarda negli occhi l’altra persona, non si possono cogliere i segnali emotivi non verbali. È più facile dire le cose, è più facile ferire. Gli stimoli sono continui, frequenti, non c’è un limite di orario, si chatta di giorno e di notte, si vuole essere sempre presenti e attivi, il numero dei contatti in rete spesso non rispecchia il numero di amici reali. E i nostri ragazzi hanno la possibilità di accedere ad un’enorme quantità di dati ed informazioni che spesso però non sono in grado di interpretare correttamente. Per non parlare dei rischi di subire umiliazioni trovando un video o una foto imbarazzante che li ritrae sul web.


Inoltre la famiglia ha assunto oggi una diversa identità: è spesso presente un solo figlio, a volte siamo di fronte a famiglie ricomposte, a seguito di separazioni e creazione di nuovi legami.


Oltre a tutti questi fattori che variano nel tempo, ci sono delle costanti che caratterizzano il passaggio dall’età infantile a all’età adulta: i cambiamenti somatici, che mettono seriamente alla prova ogni ragazzo che vede modificare la propria immagine corporea, sviluppare i caratteri sessuali, aumentare la circonferenza di alcune parti del corpo, fare i conti con una peluria che prima non c’era.


Ci rendiamo conto di quanto possa essere angosciante vivere queste trasformazioni? Non riconoscersi più, essere consapevoli che ciò che si era prima non tornerà mai più, confrontarsi con dei modelli di bellezza proposti dai media assolutamente irrealistici, sentirsi inadeguati se non si hanno sviluppate ancora quelle caratteristiche che invece hanno sviluppato gli altri compagni?


E in questo periodo di profondi mutamenti, cambiano anche i bisogni emotivi e relazionali: ci si sente spingere verso la conquista dell’autonomia, dei propri spazi, si vuole conoscere il mondo, esplorare l’affettività con persone diverse dai famigliari, sviluppare i propri talenti, provare ad affermarsi.

Quanta confusione e disorientamento devono provare?


Quando insorgono questi movimenti verso l’esterno è bene che la famiglia li assecondi, rendendo maggiormente permeabili i confini del proprio contesto, permettendo gradualmente il contatto con l’esterno, restando però presenti nei momenti necessari, quando il proprio figlio tonerà a casa e avrà bisogno di sentirsi accolto, accettato e nutrito dai propri cari, di comprendere cosa sta accedendo e come farvi fronte.


Alcuni autori* hanno individuato i seguenti "compiti di sviluppo" della famiglia in questa fase di ciclo vitale:


1.Realizzare il processo di separazione tra adolescenti e genitori;


2.Costruire una propria identità separata.


Questo processo sarà facilitato dalla definizione chiara dei ruoli e dei confini in famiglia, dalla stabiltà dei rapporti e dalla fiducia tra i membri. Se la differenziazione tra i membri ha raggiunto un buon livello, queste trasformazioni saranno affrontate senza particolari difficoltà; al contrario se c’è un forte invischiamento nelle relazioni familiari, una mancanza di limiti, oppure non c’è condivisione e partecipazione emotiva, allora potrebbero crearsi alcune difficoltà.


E quindi come è possibile prevenire il disagio adolescenziale?

Quali strumenti servono ai genitori per far sì che un disagio emotivo non si trasformi in un disturbo psicologico e comportamentale?

Per rispondere a queste domande ho provato ad individuare alcuni dei comportamenti che possano fungere da guida ai genitori per orientarsi in questa delicatissima fase del ciclo di vita della famiglia:


- Ascolto e comunicazione: Spesso gli impegni quotidiani ci assorbono cosi tanto che è difficile trovare il tempo per una reale comunicazione in famiglia. Quanto tuo/a figlio/a ti racconta qualcosa anche di apparentemente insignificante, potrebbe star tentando di condividere con te qualcosa che lo incuriosisce o lo turba.

Presta ascolto, fagli delle domande per capire se dietro i suoi racconti può celarsi una richiesta di aiuto.


- Capacità di tollerare le emozioni espresse. Se tuo figlio mette in atto comportamenti aggressivi probabilmente sta esprimendo tristezza, rabbia, angoscia.

In questi casi è utile che tu sia lì ad accogliere queste emozioni, cercando di trovare insieme delle parole che possano descrivere come si sente, per far si che l’emozione non si trasformi in agiti auto o etero-distruttivi.


- Incoraggiamento dell’espressione dell’individualità ogni persona ha in sé e sviluppa nell’arco della sua vita una serie di caratteristiche che ne delineano la personalità.

Non provare a plasmare tuo figlio sulla base dei tuoi desideri, ma cerca di conoscere chi è ed incoraggialo ad esprimere al meglio le sue potenzialità. Questo atteggiamento lo aiuterà a sviluppare una buona fiducia in se stesso.


- Limiti. Sii un genitore, non un amico. Essere genitori significa anche essere educatori.

Fornisci delle regole, dei limiti entro cui agire: è utile per orientare tuo figlio nelle scelte importanti della sua vita.


- Coerenza. I ragazzi apprendono anche tramite l’imitazione.

Puoi essere un modello per loro agendo in conformità con quello che intendi trasmettere.


- Nutrimento affettivo. Quando tuo figlio inizia a crescere e a fare esperienza del mondo esterno, avrà sempre bisogno di una “base sicura” presso la quale tornare per rifornirsi del tuo affetto. Sii sempre affettivamente disponibile, nei momenti felici e nei momenti di difficoltà.


- Fiducia Molti genitori per evitare al/la proprio/a figlio/a frustrazioni e fallimenti si sostituiscono a lui/lei nelle imprese che ritengono difficili. Tale atteggiamento non favorisce lo sviluppo di risorse e competenze utili allo sviluppo dell’autonomia dei ragazzi e soprattutto li inducono a credere di non essere capaci di affrontare le sfide. Proteggilo, ma non sostituirti a lui.


* Malagoli Togliatti M., Lubrano Lavadera A. in “Dinamiche relazionali e ciclo di vita della famiglia” Ed Il Mulino


Se credi di aver bisogno di aiuto e desideri una consulenza professionale contattami pure!

tel : 3492983034





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